Ep. 04: Afghanistan 1840, resti di un esercito

Episode 4 March 06, 2024 00:17:48
Ep. 04: Afghanistan 1840, resti di un esercito
Hic Sunt Leones
Ep. 04: Afghanistan 1840, resti di un esercito

Mar 06 2024 | 00:17:48

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Nel 1840 la gloriosa armata dell'Indo, a servizio della Compagnia delle Indie, prende il controllo dell'Afghanistan. Meno di un anno dopo però qualcosa va terribilmente storto.

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Episode Transcript

[00:00:06] Erano quasi le 12 di un giorno di gennaio 1842, quando diversi cannocchiali si levarono dalle mure della città di Jalalabad, guardigione britannica in Afghanistan. [00:00:17] Un cavaliere solitario avanzava sulla pianura brulla e gelida. [00:00:21] La notizia della disfatta di Kabul era oramai giunta, e gli uomini si aspettavano il rientro dell'avanguardia dell'esercito, composto circa da 16.000 uomini, tra i migliori che la corona poteva offrire. [00:00:32] Secondo le vedette, quell'uomo pareva un messaggero di morte. Aveva brutte ferite da taglio alle mani ed uno squarcio apriva il cuoio capelluto e la fronte. [00:00:41] L'uniforme era la mai scura dal sangue coagulato. Il cavallo, esausto e ferito anch'esso, si trascinava capochino, morita poco dopo accasciandosi a terra. [00:00:49] Arrivata la guarnigione, gli uomini si radunarono attorno pietrificati. Qualcuno chiese dove fosse l'esercito. Il dottor William Brydon, oramai ridotto all'ombra di un uomo, rispose, sono io l'esercito. [00:01:11] State ascoltando Ixunt Leones, un podcast su confini superati e limiti infranti. [00:01:17] Qui troverete storie di uomini e donne che si sono trovati alla fine della loro strada battuta, ma sono andati avanti lo stesso, a spostare quella linea oltre la quale ci sarebbero stati leone. Un po' più in là. [00:01:35] Nella serie tv Sherlock, ambientata nel 2010, quando il dottor Watson incontra per la prima volta Sherlock Holmes, il detective deduce immediatamente che il suo futuro coinculino doveva essere tornato dall'Afghanistan. [00:01:47] Chiaramente in questo caso il riferimento è quello del conflitto del ventunesimo secolo, ma in realtà questa scena si svolge pressoché identica anche nel racconto di Conan Doyle, Uno studio in rosso, del 1887. Sempre un riferimento all'Afghanistan, ma questa volta riferito a un altro conflitto, decisamente meno conosciuto. quello delle cosiddette guerre anglo-afgane, la prima di cui parleremo oggi, combattuta tra 1839 e il 42, la seconda tra 1878 e il 1880. Il contesto storico in cui queste guerre si calano è quello del grande gioco, citato anche nell'episodio 2. Questo termine si usa per indicare quella rivalità del XIX secolo tra l'impero britannico e russo per ottenere il controllo dell'Asia centrale, a nord dell'India coloniale. [00:02:32] Da parte degli inglesi ogni mostra della Russia verso sud veniva vista come un principio di invasione, come tale trattata. [00:02:39] A posteriori possiamo dire che spesso questi movimenti vennero male interpretati e forse una seria possibilità non ci fu mai, ma questo chiaramente nessuno in quel momento poteva saperlo. [00:02:49] Durante questo secolo non ci furono mai grandi conflitti aperti tra i due partecipanti, ma la vera partita era molto più subdola. Era un gioco di esploratori, di spie, di alleanze, di sovrani imposti, di minacce più o meno velate. [00:03:01] Non a caso questo contesto nella cultura russa è conosciuto anche come Torneo delle Tenebre. [00:03:07] Tutto ciò in un territorio che corrisponde all'odierno Tibet, Pakistan, Iran, ma soprattutto Afghanistan. [00:03:13] Delle regioni desertiche, brulle, in cui le sparse comunità potevano sopravvivere solamente nel fondo di rocciose valli, coltivando ed allevando quel che potevano, grazie a fiumi la cui acqua viene da alcune delle montagne più alte del mondo, quelle del Pamir e dell'Hindu Kush. Popolazioni del tutto incoscienti dello scenario geopolitico di cui facevano parte, il cui unico sfogo era spesso quello religioso del Corano. [00:03:36] In questo contesto non viene certo difficile immaginare come questi popoli fossero divisi al loro interno in moltissime tribù indipendenti, spesso disposti a tutto per difendere quel poco che possedevano, con il solo collante della religione. [00:03:49] In molti nel corso della storia provarono a instaurare un'unità centrale in Afghanistan, ma mai nessuno c'è davvero riuscito. [00:03:57] L'unica forma di controllo centrale era quella esercitata dall'Emirato di Kabul, oggi capitale, che sorgendo in una zona pianeggiante ebbe la possibilità di crescere come dimensioni di influenza rispetto agli altri piccoli villaggi montani. [00:04:09] Ed è proprio questa città che sarà la protagonista della prima guerra anglo-afghana. [00:04:15] I motivi dell'invasione inglese dell'Afghanistan non sono del tutto chiari. Sicuramente la giustificazione apparente era quella dell'onnipresente minaccia russa, ma nella pratica c'era ben poco probabile, soprattutto in quegli anni. [00:04:26] Lo zar Nikola I non si poteva certo considerare un amico, ma allo stesso tempo non mostrava alcun interesse né capacità nei riguardi di un'invasione. [00:04:35] Ciò che preoccupava davvero la Compagnia delle Indie era l'alleanza tra l'emiro dell'Afghanistan, Dost Mohammad, e il sovrano dell'Iran, volta a eliminare la dominazione Sikh in Punjab, una regione a nord dell'India. [00:04:47] Sikh con cui i britannici erano alleati perché consideravano il loro esercito decisamente più valido di quello disorganizzato afgano. [00:04:54] Non potendo allearsi con tutte e due, per ovvi motivi religiosi, la scelta ricade sui Sikh. [00:04:59] La paura era che un'invasione musulmana potesse fomentare pericolose rivolte in tutta la colonia, minacciandone quindi la stabilità. [00:05:06] Dopo un periodo di trattative mal condotte e con molte incomprensioni, forse anche in parte volute, tra Dos Mohamed, i russi e gli inglesi, questi ultimi decisero di agire. [00:05:16] Il 1° ottobre 1838 abbiamo il pretesto, Dos Mohamed viene accusato di aver attaccato il Punjab. [00:05:22] Gli inglesi avrebbero reagito supportando il regno di Suyashah, il predecessore di Dos Mohamed come sovrano afgano che in quel momento si trovava in India, allora detta più popolare tra la popolazione e ovviamente molto più vicino all'impero. [00:05:34] E fu così che, nonostante un appoggio non totale dell'opinione pubblica, a dicembre 1838 inizia l'avanzata della grande armata dell'Indio verso Kabul. [00:05:45] Le dimensioni dell'esercito erano impressionanti, 21.000 soldati seguiti da 38.000 civili e 30.000 cammelli e bestiame. [00:05:53] Non potendo sapere per quanto tempo si sarebbero dovuti insediare nella città si prepararono di conseguenza. [00:05:58] Oltre ai propri familiari alcuni portarono volpi da cacciare, un reparto caricò due cammelli solo di sigarette, un sotto ufficiale poteva portare fino a 40 persone per il proprio servizio ed un sopra ufficiale ebbe bisogno di 60 cammelli soltanto per i suoi effetti personali. [00:06:14] Una forza del genere, come previsto, incontrova in poca resistenza da parte delle tribù afghane, e già ad agosto 1838, a meno di un anno dalla partenza dall'India, Kabul era in mano inglese, Dos Mohamed fuggito, e Suya di nuovo sovrano, con iblene Placido della corona. [00:06:30] Nel 1840 il vecchio sovrano Dos Mohamed venne sconfitto ed esiliato in India, l'Afghanistan a quel punto era sotto controllo totale della Compagnia delle Indie. [00:06:40] Non passò molto tempo, però, prima che divenne palese l'instabilità dell'occupazione. [00:06:45] Le ragioni dell'ostilità verso l'inglese erano diverse. Innanzitutto la presenza di una mole così importante di soldati incideva sulle tasche degli afghani. [00:06:53] L'aumento della richiesta di viveri ed altri generi aveva fatto salire alle stelle i prezzi nei bazar, mentre le tasse erano fortemente aumentate per sostenere la nuova amministrazione di Suyasha e il suo suontuoso stile di vita. [00:07:06] Nel frattempo, le tensioni tra la Russia e l'impero britannico si erano molto alleviate, e così anche il sostegno interno e l'opinione pubblica iniziarono a mostrarsi sempre più insofferenti verso questa costosissima operazione. Ma ormai il Rubicone era stato passato e l'occupazione sarebbe andata avanti. [00:07:21] Parte dell'esercito ritornò in India, quello rimanente era stanziato invece a Kabul. Per mantenere il morale alto tra le truppe, venne concesso di portare dall'India i familiari dei soldati, che in questo periodo, complice anche il clima temperato della capitale, non facevano altro che girare per i bazar, giocare a cricket, andare a cavallo, pattinare, tutte attività a cui partecipavano anche gli afghani più agiati, mentre tra il popolo il malcontento e la fama diventavano sempre più incontenibili. [00:07:46] Tutto iniziò la sera del primo novembre 1841. A Kabul iniziò a radunarsi una folla sotto la casa dove alloggiava il generale Burns. È importante a questo punto notare che il resto dell'esercito era quartierato al di fuori della città, in una zona pianeggiante e poco distante. [00:08:02] In realtà a confinante della città c'era anche un'imponente fortezza, la Bala-i-Zar, che però era stata lasciata al sovrano dietro sua richiesta. [00:08:10] La notizia di questi movimenti in breve raggiunse il generale Elpington al comando dell'esercito fuori città. [00:08:15] Elpington era un vecchio soldato vicino al pensionamento, al contrario di altri non era un grande esperto del grande gioco ed era considerato da molti inadatto e non in grado di prendere veloci decisioni. [00:08:26] Dubbi che si rivelarono tutti drammaticamente corretti. [00:08:29] Infatti solo dopo molto tempo si decise a mandare qualche uomo a sollecitare l'intervento delle forze dell'ordine del sovrano Suya al-Balaysar. Ma oramai era troppo tardi. Tutta la città era in tumulto, la casa del generale Burns veniva presa d'assalto. A nulla servirono le sue promesse di denaro, qualcuno sparò un colpo di fucile. Da quel momento tutto precipitò. [00:08:48] La folla irruppe nella casa sopraffacendo i pochi soldati di guardia. [00:08:52] Le cronache ci dicono che Burns si bendò prima di confrontare gli assalitori con la spada. Sapeva che sarebbe morto e non voleva vedere da dove sarebbero provenuti i colpi. [00:09:01] si era lasciato che tutto succedesse a meno di mezz'ora di marcia da dove erano acquartirati 4.500 soldati britannici ed indiani. [00:09:09] E così, come scrisse un ufficiale, se al mattino sarebbero stati sufficienti 300 uomini per sedare i disordini, nel pomeriggio non ne sarebbero bassati 3.000. Ma il peggio doveva ancora venire. [00:09:20] In tutta la nazione afghana oramai gli inglesi non potevano contare su alcun tipo di sostegno. I passi montani, tra i più alti del mondo, oramai innevati, non consentivano soccorso, erano soli. [00:09:30] A questo punto, anziché muovere contro il nemico, gli ordini furono di prepararsi ad un assedio, ma senza spostarsi all'interno della fortezza, da una posizione quindi di estrema difficoltà. [00:09:40] Gli accampamenti erano in mezzo a una pianura circondata da alberi, e difesi da un muro di argilla alto si e no un metro, che non poteva offrire alcuna protezione contro artiglieria o tiratori. [00:09:49] Nel frattempo il rigido inverno afgano era iniziato prima del solito, e dopo giorni il cibo, acqua, medicinali cominciarono a scarseggiare. Così come anche la capacità di reagire, l'unico attacco inglese si risolse in un'umiliante sconfitta. [00:10:02] Il giorno dopo, però, tra la meraviglia degli assediati, gli afghani proposero una tregua, nonostante oramai questi potessero contare su un rapporto di 7 a 1. Da un lato forse gli afghani volevano riportare a Kabul il loro effettivo sovrano, Dost Muhammad, che era il stato digliato in India. [00:10:17] Dall'altro per gli inglesi poteva essere l'occasione per ritirarsi senza perdere la faccia, o quantomeno la vita. [00:10:23] L'accordo prevedeva che gli inglesi avrebbero lasciato definitivamente il paese e rinunciato a controllarlo. [00:10:29] In cambio, gli afghani li avrebbero scortati tutti al sicuro. [00:10:32] Al momento della firma, però, i tre comandanti inglesi mandati come rappresentanti vennero consegnati alla folla ed uccisi. [00:10:39] Il generale Helpington, nonostante tutto, rimase pietrificato, terrorizzato ed ancora una volta decise di non agire tra le rabbia dei suoi stessi uomini e lo stupore degli afghani che si aspettavano una reazione decisa. [00:10:51] Alcuni giorni dopo, Akbar, il comandante dei rivoltosi di Kabul, offrì il nuovo accordo. [00:10:56] Il 1 gennaio 1842, mentre sulla città cadeva una neve fitta, si firmò. [00:11:01] Akbar si impegnava a garantire la sicurezza dell'inglese in partenza e prometteva a loro di fornire una scorta armata per proteggersi dalle tribù ostili di cui avrebbero attraversato i territori. [00:11:11] In molti oramai ritenevano gli afghani inaffidabili, ma oramai era troppo tardi. Tutto ciò che sappiamo da questo momento in poi deriva da resoconti fatti dal chirurgo in servizio, William Brydon. [00:11:22] Alle prime luci del 6 gennaio 1842, al suono di trombe e tamburi, la gloriosa armata dell'Indo uscì ingloriosamente dagli accampamenti. [00:11:32] La destinazione era già l'Alabad, la più vicina guarnigione inglese, distante più di 130 chilometri a est al di là delle montagne. Da lì poi avrebbero tutti lasciato il paese. [00:11:42] L'esodo partì malissimo. [00:11:43] Della scorta che avevano garantito non c'era traccia. Nonostante i consigli di ripiegare sulla fortezza della Bali Zar finché erano in tempo, Elpiston decise di proseguire. [00:11:52] una colonna di 16.000 soldati e civili tra cui donne e bambini iniziarono a muoversi verso i passi ghiacciati. [00:11:59] Non appena la retroguardia lasciò gli accampamenti dalle mura di Kabul iniziarono a aprire il fuoco. Da quel momento in poi gli attacchi si susseguirono senza tregua. [00:12:07] Gli afghani facevano incursioni massacrando e saccheggiando. Il primo giorno vennero percorsi soltanto 8 km su 130. Solo una tenda era scampata al saccheggio. Tutti gli altri dovettero dormire nella neve. [00:12:20] Molti soldati indiani, vestiti inadeguatamente, morirono dal freddo. [00:12:24] Altri si svegliarono con i piedi congelati e per questo furono lasciati indietro. [00:12:28] Tra gli scontri del secondo giorno ricomparve Akbar, che disse di non aver avuto tempo di organizzare la scorta, ma che stava arrivando. [00:12:34] Elpinstone oramai succube e decide di fidarsi, fermando la marcia a 16 chilometri su 130. Ma al terzo giorno ancora nessuna scorta. [00:12:43] Avevano oramai raggiunto le montagne, ma qui gli afghani potevano nascondersi tra le rocce e colpire dalla distanza. [00:12:48] Nel superare il passo di Kord-Kabul, la guarnigione perse circa 3.000 membri, tra cui donne e bambini. [00:12:54] La marce era terribile, sotto le continue raffiche nemiche i soldati vagavano abbagliati dalla neve. [00:13:00] Il freddo aveva decimato i soldati indiani, equipaggiati per ben altre temperature. [00:13:05] Si calcola che al quinto giorno non restavano che 750 soldati dei 4.500 e che dei 12.000 civili ormai due terzi erano morti. [00:13:15] Il 12 gennaio, dopo l'ennesima proposta di tregua, dopo il tramonto gli inglesi decidero finalmente di agire. [00:13:21] riuscirono a passare le linee nemiche a chiusura di una gola profonda, cogliendo gli afghani alle spalle, ma poco dopo questi si riorganizzarono e iniziarono a combattere nella confusione più totale. [00:13:31] Brydon venne tirato giù da un cavallo e colpito la testa da un coltello afgano. [00:13:35] Per difendersi dal freddo, però, aveva compattato nel berretto una copia di un giornale inglese, così il colpo che l'avrebbe sicuramente ucciso gli procurò solo, se solo si può dire, un largo squarcio nel cranio. [00:13:47] Dopo aver parato un colpo, riuscì ad allontanarsi, approfittando del caos. Trovò un soldato morente, con il petto trapassato da un proiettile, che lo pregò di prendere il suo cavallo prima che lo facesse qualcun altro. Istanti dopo, lo sconosciuto si accasciò a terra senza vita. [00:14:01] Chi sopravvisse la notte si trovò diviso in due gruppi. [00:14:04] Il primo è di 15 uomini, tra cui lo stesso Brydon, che puntò direttamente su Jalalabad. [00:14:09] Il secondo con 20 ufficiali e 45 soldati cercò di ripiegare su un villaggio vicino. [00:14:14] Presto però questi ultimi trovarono la strada bloccata dagli afghani. [00:14:18] Sapendo di non avere scampo si prepararono all'ultimo confronto. Si disposero a quadrato con a disposizione una ventina di moschetti e due cartucce a testa. Gli afghani fecero soltanto quattro prigionieri. [00:14:29] Questo momento era presentato in un quadro dal titolo L'ultima resistenza del 44esimo reggimento fanterie. [00:14:35] Nel frattempo, 20 chilometri più a est, il secondo gruppo aveva trovato rifugio in un piccolo villaggio dove gli venne anche offerto del cibo, ma fu soltanto un'illusione. [00:14:43] Ad un certo punto gli inglesi videro numerosi cavalieri afghani alla carica, mentre anche gli abitanti del villaggio li assalirono. [00:14:50] Riuscirono a fuggire soltanto in cinque dei quindici, ma dopo l'inseguimento che ne seguì l'unico a far perdere le sue tracce fu Bryden. [00:14:57] Ma 25 km dalla salvezza, per il chirurgo le sorprese non erano finite. [00:15:01] Il primo incontro fu con un gruppo di circa 20 uomini, che lo presero a sassate e cercarono di aggradirlo con i coltelli. [00:15:07] Con estrema difficoltà spronai il cavallo al galoppo, e reggendo le briglie tra i denti passai in mezzo a loro colpendo a destra e a sinistra. Non potevano raggiungermi e fui colpito soltanto da un paio di sassi. [00:15:19] Qualche chilometro dopo incontrò un secondo gruppo, questa volta con un uomo armato di fucile. [00:15:24] Spronando il cavallo con la punta della spada, Brydon riuscì a portarlo al galoppo. Prima di poter fuggire, l'afgano gli sparò da distanza ravvicinata spezzandogli la spada in due, ma prima di poter ricaricare l'inglese fu fuoritiro. [00:15:36] Dopo qualche altro chilometro vide in lontananza dei cavalieri. [00:15:39] Credendo agli amici si avvicinò. Quando si accorse che non lo erano affatto cambiò direzione ma Ramai era stato visto. [00:15:45] Uno di loro lo raggiunse e vibrò un colpo di spada. Brydon riuscì a pararlo con l'elsa della sua. [00:15:50] Al secondo attacco l'afgano estrasse una pistola. Prima di poter sparare l'inglese gli tirò quel che rimaneva della sua spada facendogli sbagliare mira. Il colpo della pistola lo ferì a quel punto alla mano. [00:16:00] Sentendo che Nessa perdeva la sensibilità fece preprendere le redini con l'altra. Racconta. [00:16:05] Suppongo che il mio avversario abbia pensato che volessi prendere la pistola, perché subito voltò il cavallo e fuggì. [00:16:11] In realtà la pistola nella fondina non c'era più, l'aveva persa durante la marcia, a quel punto era totalmente disarmato. [00:16:17] Successivamente scrisse, ogni energia sembrò abbandonarmi, ero angosciato, avevo paura anche delle ombre. [00:16:24] Ma la guarnigione oramai era vicina, e poco dopo venne avvistato dalle vedette, un cavaliere solitario, un messaggero di morte che avanzava nella steppa. [00:16:32] Questa scena venne immortalata in un dipinto di Lady Butler, celebre in età vittoriana, dal titolo Remnants of an Army, residui di un esercito. [00:16:40] Oggi si trova alla Tate Britain, a Londra, e uno di quei quadri sotto i quali i turisti, nella loro fretta, passano dando qualche occhiata veloce e distratta a un dipinto come un altro. [00:16:49] Ritrae l'ufficiale assistente chirurgo William Brydon, esausto e ferito sul suo cavallo che fatica a reggersi in piedi, in lontananza dalla guardigione di Jalala, a base da cui stanno arrivando i soccorsi. [00:17:00] Per molte notti vennero accesi fuochi sui bastioni e suonate regolarmente delle trombe, per guidare eventuali sbandati che avessero cercato di attraversare la pianura con il favore della notte. [00:17:10] Ma dei 4.000 soldati e 12.000 civili, nessuno arrivò mai. [00:17:16] Grazie per avermi ascoltato e alla prossima. [00:17:22] Avete ascoltato Ixunt Leones, un podcast scritto e narrato da Filippo Cucchetti, che sarei io, e prodotto da Unigie Radio, la voce dell'Università di Genova. [00:17:32] Se volete rimanere aggiornati su questo ed altri programmi, ed eventualmente per fare domande ed osservazioni, potete seguire le pagine social che trovate in descrizione.

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